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La testimonianza del videomaker piacentino

Valter Sirosi _Presidente del Cineclub Piacenza “G. Cattivelli”

Sono un videomaker, legato al Cineclub Cattivelli del quale sono socio da diversi anni. Devo essere sincero però: al D-DAY non sono andato al solo fine di realizzare un documentario per il mio Sodalizio o perchè designato come l’unico paracadutista italiano incaricato di documentare l’evento.
Ci sono andato e mi sono aggregato all’Associazione Tracce di Storia per lo stesso motivo che mi aveva spinto a recarmi in Africa alle celebrazioni del 70° di El Alamein: perché avverto da sempre l’esigenza di visitare i luoghi del sacrificio obbedito di migliaia di giovani, immolatisi sull’altare della
dea libertà; di seguire il percorso degli uomini che non muoiono finchè le loro gesta non vengono ricordate. Sono innumerevoli e pregni di notevole impatto psicologico i luoghi visitati, dove si sono immolati migliaia di uomini sull’altare della guerra. Emozionanti i contati con tanti reduci americani e canadesi, che raccontavano i momenti terribili vissuti durante lo sbarco; veterani che ho intervistato, comprendendo i loro racconti anche se in una lingua da me non perfettamente conosciuta. Pensavo allora che la nostra è una generazione fortunata perché non ha vissuto il dramma della guerra. Quella guerra che vedevo ancora presente nel riflesso degli occhi di quei veterani. Rivedo le migliaia di persone e di mezzi militari d’epoca che popolavano gli accampamenti e le vie e che solo le immagini sapranno descrivere; riprovo le emozioni negli incontri con i sopravvissuti e con i tanti parenti anche di chi non c’era più. Mi ha particolarmente colpito la visita al cimitero americano, a quello inglese e tedesco. Quei cimiteri si differenziano in base al tipo di lapide: quella inglese bianca, piccola, incisa con il simbolo religioso dall’alto sfondato; con la croce
di marmo bianco la lapide americana con variante a stella di David; formella in orizzontale a terra quella tedesca. Suggestiva la vista dello stretto ingresso del cimitero tedesco che lascia intravedere la montagnola dove l’immensa croce di pietra nera predispone il visitatore alla sacralità del luogo.
Dove l’erba è più calpestata, la tomba del più famoso carrista tedesco, Michael Wittmann che con il suo Tiger distrusse 25 carri armati e 28 altri mezzi. Nel cimitero inglese, una distesa enorme di lapidi, ove mi viene indicata dal custode quelle di due italiani, caratterizzate da una bandierina con
il tricolore. Ora sono impegnato nel montaggio delle numerosissime riprese e foto effettuate. Le immagini illustreranno al meglio l’evento, i personaggi, le numerose manifestazioni alle quali ho
assistito. Ma non riusciranno a rendere le emozioni intense che in quei giorni ho vissuto in Normandia